Nel mezzo di una sala è il tronco d'un robusto frassino. Intorno al tronco di frassino che sta nel centro è una sala in legname. Siegmund apre dal di fuori la porta d'ingresso ed entra. Le sue vesti ed il suo aspetto dimostrano ch'egli si trova in fuga. Non scorgendo alcuno, chiude la porta dietro di sé, si dirige verso il focolare con lo sforzo estremo di alcuno che muoia dalla fatica, e, giuntovi, si abbatte sopra una coperta di pelle d'orso. Sieglinde trova l’ignoto fuggiasco e gli dà da bere. Siegmund beve e le rende il corno. Nel momento in cui accenna a ringraziare col capo, il suo sguardo si fissa con crescente interesse sul viso di lei. Egli spiega alla donna a lui sconosciuta perché sia dovuto fuggire di fronte ad una schiera superiore di nemici: ridotte in pezzi le sue armi, non aveva più avuto possibilità di difendersi; la furia del temporale lo aveva poi spinto a cercare quel rifugio. Siegmund, sotto il peso della maledizione e della sventura, vuol continuare la fuga. Ambedue si guardano negli occhi, in lungo silenzio, con espressione della più profonda commozione. Sieglinde trasale improvvisamente, porge ascolto e ode Hunding, suo marito, che dal di fuori conduce il cavallo alla stalla. Va rapidamente alla porta ed apre. Hunding entra e si trattiene sulla soglia scorgendo Siegmund. Hunding affronta l'ospite sconosciuto con diffidenza ostile e solo con esitazione gli accorda il diritto di ospitalità; apparecchia la cena sul tavolo. Con crescente sospetto insiste per conoscere il nome dell'ospite. Siegmund, dice di chiamarsi Wehwalt, figlio di Wolfe. Egli è cresciuto insieme a una sorella gemella, con suo padre andava spesso a caccia. Un giorno, durante la loro assenza, la tribù dei Neidinge distrusse incendiandola la loro casa; la madre fu uccisa, la sorella rapita. Dopo aver vagato per anni, Siegmund fu separato anche dal padre. Cercò amicizia tra gli uomini, ma fu respinto come apportatore di sciagure. Da ultimo, la sua lotta per una giovane donna, che i familiari volevano costringere a sposare un uomo che non amava, aveva provocato una strage sanguinosa. Hunding dichiara di appartenere appunto a quella tribù. Solo il diritto di ospitalità gli impedisce ora di vendicare immediatamente il sangue dei suoi. Sieglinde sta un pezzo indecisa e pensierosa. Hunding sfida Siegmund a duello per l'indomani mattina. Siegmund, che è senza armi, si ricorda di una predizione del padre: un giorno, nel momento del più grave pericolo, avrebbe trovato una spada a lui destinata. Negli ultimi bagliori del fuoco che sta per estinguersi egli scorge nel tronco del frassino un luccichio. Con un sonnifero ha addormentato Hunding. Essa racconta che alle sue nozze con l'uomo che non amava, un vecchio aveva infitto misteriosamente una spada nel tronco del frassino. Nessuno degli ospiti di Hunding era riuscito da allora ad estrarre dal tronco la spada. Sieglinde ha il presentimento che è giunto ora l'eroe tanto atteso che si impadronirà della spada e libererà lei dal suo ignominioso matrimonio. La gran porta si spalanca. Fuori è stupenda notte di primavera. Con poderoso sforzo Sigmundo estrae la spada dal tronco e la mostra a Sieglinde presa dallo stupore e dall'entusiasmo. Al culmine dell'ebbrezza della passione fratello e sorella si confessano il loro amore.
Wotan sa che i due amanti in fuga non sfuggiranno ad Hunding che li insegue. Egli ha deciso che la Walkiria Brunnhilde, la sua figlia prediletta, aiuti Siegmund a vincere il duello. Brunnhilde accetta con gioia il compito affidatole, ma mette in guardia Wotan dalla moglie Fricka, il cui approssimarsi non preannuncia nulla di buono. Brunnhilde sparisce. Giunge Fricka e esige a Wotan la punizione della coppia adultera e incestuosa. Nella sua ira impotente, il dio deve giurare di abbandonare Siegmund alla vendetta di Hunding. Anche lo scaltro proposito di far attuare la propria volontà dalla Walkiria Brunnhilde è contrastata da Fricka. Messo alle strette senza via di uscita, Wotan presta il giuramento: Siegmund sarà sacrificato all'onore di Fricka. Fricka s'allontana rapidamente. La Walkiria assiste all'impotente e disperato sfogo di suo padre, il sommo dio. Brunnhilde si lascia cadere, con intimità piena di apprensione, ai piedi di lui. Wotan rivela a Brunnhilde il suo segreto tormento. Le narra dell'anello maledetto che è ora custodito da Fafner e del quale lui, Wotan, vorrebbe di nuovo impossessarsi, non meno che il nibelungo Alberich. Wotan aveva costretto la dea della terra Erda, colei che tutto sa, a rivelargli il suo ultimo segreto ed aveva appreso dell'incombente fine degli Eterni. Erda gli aveva generato Brunnhilde; essa ed altre otto sorelle erano state allevate dal dio come Walkirie, fanciulle guerriere, che sospingono schiere di prodi a combattere mortalmente tra loro, poiché solo le anime di eroi caduti possono essere condotte al Walhalla per proteggere la fortezza degli dei. Ma tutte le misure di Wotan per impedire la fine del Walhalla sono contraddittorie: per prevenire Alberich - il Nibelungo "senza amore", che con l'oro ha costretto una donna a procreargli un figlio - e per venire in possesso dell'anello dell'eterna potenza, egli, il divino tutore dei patti, dovrebbe rompere il patto concluso con Fafner, il custode dell'anello. Ma ogni eroe che egli crea e che crede "libero", non è che una creatura della sua volontà e vittima delle contraddizioni a cui lui stesso ha dato origine. In uno stato di rassegnazione amara ed ironica, Wotan comprende l'ineluttabilità della sua fine e ordina alla sconcertata Brunnhilde di combattere in favore di Hunding e per la causa di Fricka. L'appassionata protesta di Brunnhilde non fa che accrescere l'ira e le minacce del dio, che allontanandosi torna ad esigere la morte di Siegmund.
Giunta sul giogo del monte, Brunnhilde scorge Siegmund e Sieglinde; tra la gioia ed il terrore, Sieglinde sta fuggendo insieme con Siegmund; Hunding li insegue. Ferma nel suo amore per il fratello, tormentata dalla propria coscienza e da visioni paurose, Sieglinde cade svenuta tra le braccia di Siegmund. La Walkiria annuncia a Siegmund la sua morte imminente. Egli ascolta imperturbato la fatale sentenza: nel Walhalla ritroverà suo padre e sarà accolto nella schiera degli eroi caduti. Egli però si rifiuta di seguire Brunnhilde quando apprende che la sorella non lo accompagnerà. Colpita, la Walkiria comprende che per l'eroe ha più valore il tormentato amore per Sieglinde che "l'eterna voluttà" del Walhalla. La decisione di Siegmund di uccidere nel sonno Sieglinde e il bambino che essi hanno concepito, piuttosto che lasciarli in un mondo ostile, fa cambiare ancora una volta i propositi di Brunnhilde, sopraffatta dalla pietà: ella promette a Siegmund il suo aiuto nel duello con Hunding. Il corno di Hunding chiama Siegmund al duello. Sieglinde si sveglia da sogni affannosi e, sospinta dall'angoscia, cerca di raggiungere Siegmund. Una lampo rischiara per un momento la giogaia, nella quale si vedono in duello Hunding e Siegmund. Sieglinde si precipita su per la giogaia; ma una vivida luce che rompe dalla destra sui combattenti l'abbaglia all'improvviso così potentemente, che ella, come accecata, barcolla volgendosi sul fianco. Nel chiarore luminoso, appare Brunnhilde in atto di librarsi su Siegmund e di coprirlo con lo scudo. Nel momento appunto, in cui Siegmund si accinge a vibrare un colpo mortale su Hunding, rompe a sinistra dalla nuvolaglia una fiammeggiante luce rossigna, entro la quale appare Wotan, che si libra su Hunding e incrocia la sua lancia contro Siegmund. Brunnhilde ritrae atterrita lo scudo di fronte a Wotan; la spada di Siegmund si spezza contro la lancia, che le si para innanzi. Al disarmato, Hunding configge la sua lancia nel petto. Siegmund cade morto a terra. Sieglinde s'abbatte con un grido a terra, come inanimata. Brunnhilde rapida solleva Sieglinde sul suo cavallo e subito scompare insieme con lei. Ad un semplice cenno di Wotan, Hunding cade a terra morto.
Sulla rupe si radunano in bellicosa baldanza le Walkirie portando ciascuna un guerriero caduto. Con meraviglia vedono giungere Brunnhilde, che invece di un eroe porta con sé una donna inerme. Brunnhilde prega le sorelle di aiutarla, ma nessuna delle fanciulle osa agire contro il volere di Wotan. Anche Sieglinde, afflittissima e rassegnata a morire, respinge ogni aiuto. Ma quando apprende da Brunnhilde di avere in seno la creatura che ha concepito da Siegmund, con gioia improvvisa scongiura la Walkiria di salvarla. Ma Wotan è ormai troppo vicino, solo Brunnhilde potrà ancora fermarne l'inseguitore. Ella dà a Sieglinde i pezzi di Notung, la spada infranta, e le indica la via di scampo; dovrà fuggire in una foresta dove Wotan teme di entrare, poiché Fafner vi custodisce il tesoro dei Nibelunghi. Le Walkirie circondano la sorella per proteggerla da Wotan che si avvicina tra bagliori di fuoco. Alle accuse di Wotan, Brunnhilde esce dalla schiera delle sorelle e si presenta al cospetto del padre per sottomettersi alla sua sentenza. La punizione di Wotan è terribile e umiliante: cacciata dal Walhalla e ripudiata dalla stirpe degli dei, Brunnhilde è condannata a sprofondare all'istante in un sonno senza difesa e ad esser posseduta da quell'uomo che di là passi e la svegli, chiunque esso sia. L'intercedere delle sorelle esterrefatte non fa che accrescere il furore di Wotan. Le Walkirie si allontanano una dall'altra con selvaggi gridi di dolore, e si gettano in precipitosa fuga. Brunnhilde giustifica la sua disobbedienza all'ordine di Wotan dichiarando di aver voluto compiere la più vera e libera volontà di lui. Era stata testimone della professione d'amore incrollabile di Siegmund a Sieglinde ed aveva fatto propria la loro causa; difende ora dinanzi a Wotan il superiore valore della sua decisione, con la quale intendeva soltanto attuare il più profondo volere di Wotan. Turbato e commosso dal coraggio dimostrato da Brunnhilde, otan si piega all'unica preghiera della sua diletta figlia: un muro di fuoco tutto intorno alla rupe proteggerà il sonno di Brunnhilde, sì che a lei potrà giungere solo un "intrepido, liberissimo eroe”.
Brunnhilde cade con esaltazione commossa sul petto di Wotan: egli la tiene lungamente abbracciata. Wotan prende commiato per sempre da sua figlia, e con un bacio suggella la fine della sua divinità. Wotan evoca allora il dio del fuoco, Loge, perché avvolga la rupe d'una barriera di fiamme. La fiamma circonda senza interruzione l'orlo del monte.